Internazionalizzazione ed economia della conoscenza: ne parliamo con Franco Conzato, DG di Venicepromex

Internazionalizzazione ed economia della conoscenza: ne parliamo con Franco Conzato, DG di Venicepromex

Insieme al dr. Franco Conzato, Direttore di Venicepromex, agenzia per l’internazionalizzazione del sistema camerale del Veneto, abbiamo approfondito le principali linee direttrici con cui l’agenzia punta a favorire i processi di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese venete. Un lavoro che Venicepromex svolge attraverso incontri B2B, azioni di incoming e sviluppando parallelamente il cosiddetto “marketing territoriale”, anche attraverso la proposta di un nuovo concetto di valore che non si limita al prodotto ma abbraccia il contesto del territorio nelle sue varie espressioni. Per farlo però sono necessari due elementi irrinunciabili nell’economia di oggi: competenze e informazioni da cui partire per realizzare una corretta pianificazione.

 

Nel vostro lavoro l’internazionalizzazione non è un obiettivo fine a sé stesso, ma è innanzitutto un volano capace di integrare settori che attivano catene del valore

 

Assolutamente sì, come Venicepromex sviluppiamo le nostre attività anche nel campo cosiddetto dei servizi, portando operatori stranieri interessati a conoscere le nostre imprese per vari motivi, come la volontà di acquistare prodotti, ma non solo. Proponiamo quindi ai nostri ospiti un’esperienza più completa, dando loro l’opportunità di toccare con mano non solo il contesto produttivo del territorio ma anche la cultura, la storia, l’ambiente paesaggistico perché riteniamo che questo sia un vero valore aggiunto per un operatore di mercato straniero. Questa strategia favorisce il riconoscimento dell’importanza del cosiddetto “indotto” e costituisce a nostro avviso anche la miglior risposta alla delocalizzazione e il modo miglior per tutelare i nostri marchi: copiare un prodotto infatti è relativamente semplice. È l’intero contesto a non essere replicabile. Il nostro concetto di made in Italy è questo: non il prodotto in quanto tale, ma l’insieme dei fattori che concorrono a produrre quell’oggetto. Questo, secondo noi è un aspetto fondamentale e devo dire che negli anni tanti operatori stranieri hanno molto apprezzato questa visione.

 

In questo quadro abbiamo piccole e medie imprese che affrontano sfide complesse quando affrontano e guardano verso mercati nuovi all’estero. Quali sono a suo avviso le principali sfide per le aziende in questo mondo sempre più globale ma nello stesso tempo anche sempre più incerto, non solo per le dinamiche di mercato ma anche per quelle geopolitiche o climatiche?

 

La prima sfida, e forse quella più importante, è inerente all’informazione e soprattutto all’utilizzo delle informazioni per generare valore: in breve, l’economia della conoscenza. L’abbondanza di informazioni di oggi disorienta, perché quando ci sono troppe informazioni non è facile distinguere quelle utili e affidabili da fake news o notizie irrilevanti: questo può veramente portare a scelte sbagliate e poco lungimiranti. Quindi, il primo punto è avere a disposizione fonti di informazioni certe e affidabili: dati solidi su cui poi formulare la propria pianificazione. Per questo Venicepromex è molto impegnata ad offrire il massimo della trasparenza e dell’affidabilità di tutte le informazioni che comunica ai propri partner. La sfida dell’informazione è davvero fondamentale: sia per capire quanto un’azienda può essere competitiva all’estero rispetto ai propri competitors, che, eventualmente, per avere le competenze necessarie a personalizzare il prodotto o servizio che intendo esportare in base al contesto culturale. Non solo, la conoscenza è una risorsa scarsa che consente, a chi la possiede, di trarre un vantaggio competitivo: per questo Venicepromex è impegnata innanzitutto a creare, diffondere e trasferire informazioni.

 

Quali sono le strategie che le imprese devono avere chiare per essere più attrattive nei confronti di buyers e/o partner esteri?

 

L’elemento fondamentale per l’internazionalizzazione è la pianificazione. Il primo consiglio che diamo agli imprenditori è sempre quello di adottare un orizzonte almeno triennale nella propria programmazione. È fondamentale dare continuità alle proprie attività di internazionalizzazione perché i frutti del lavoro si possono cogliere solo dopo una lunga e faticosa fase di semina. L’impresa non sempre conosce tutte le opportunità che il sistema pubblico e/o finanziario mettono a disposizione, e qui torniamo all’importanza dell’informazione e della comunicazione. Ci tengo però ad evidenziare un elemento fondamentale su cui insisto sempre parlando con gli imprenditori che partecipano alle nostre iniziative. È fondamentale riflettere a fondo su come si presentano, sulla loro “proposta di valore”. Questo è fondamentale innanzi tutto per distinguersi in un mercato globale sempre più competitivo, ma poi anche per far percepire la propria identità in modo forte. La capacità di presentarsi in modo chiaro ed efficace è fondamentale anche per la ricerca all’estero del giusto buyer o partner: negli eventi che organizziamo infatti non siamo noi dall’alto ad incrociare e mettere in contatto le aziende con i buyers stranieri. Sono invece i buyers stessi che, sulla base dei documenti e delle informazioni che noi forniamo loro, scelgono autonomamente le aziende da incontrare che reputano più interessanti e adatte. È quindi davvero fondamentale far comprendere ai nostri interlocutori tutte le peculiarità di un’azienda, di un servizio o di un prodotto, perché questo ci permette di essere più attrattivi.

 

Nell’ambito del progetto “Biomedicale” avete proposto la Borsa del biomedicale veneto, un’iniziativa che ha riscontrato notevole interesse. Può raccontarci meglio questo progetto?

 

L’idea della Borsa Biomedicale, nata due anni fa, ha l’obiettivo di facilitare l’avvio di contatti commerciali e di collaborazione economica con controparti d’affari provenienti dai principali paesi europei e del Consiglio di Cooperazione del Golfo, ed era rivolto in particolare alle aziende venete del comparto medicale. Nella prima edizione abbiamo coinvolto complessivamente 39 imprese venete, realizzando 183 incontri, mentre quest’anno siamo già arrivati a 53 aziende partecipanti per 201 incontri, a dimostrazione dell’interesse riscontrato dall’iniziativa. A questi incontri B2B abbiamo affiancato anche un importante convegno internazionale in cui abbiamo approfondito il tema della salute e del benessere da un punto di vista scientifico. Abbiamo organizzato questo convegno perché siamo convinti che in un settore ad alta specializzazione come quello biomedicale sia fondamentale affiancare ai momenti espositivi anche delle attività congressuali di alto livello, in modo da offrire il miglior servizio possibile a tutti i partecipanti: aziende e buyers esteri.

 

Come valuta il modello delle RIR in questo contesto? Quali suggerimenti potrebbe fornire per migliorare ulteriormente questa modalità di aggregazione di imprese?

 

Convincere gli imprenditori a lavorare insieme e ad aggregarsi non è semplice, richiede un percorso lungo e articolato, ma, una volta messo in piedi un progetto basato su presupposti tecnico-scientifici corretti, i vantaggi dell’aggregazione sono evidenti. Le stesse attività di Venicepromex si integrano perfettamente con alcune realtà di rete, ad esempio nell’ambito del progetto SEBiomed. Il modello della RIR è molto promettente, in quanto supera il modello ormai obsoleto dei vecchi consorzi o dei distretti. La sfida che si trova davanti questo modello a mio avviso è quella di riuscire a compiere ulteriori aggregazioni al suo interno sulla base di ogni singolo progetto: la RIR è la casa madre, e in quanto tale adotta la linea strategica al cui interno le singole aziende, ognuna secondo i propri tempi, necessità e risorse, contribuiscono a sviluppare una serie di ulteriori aggregazioni in modo spontaneo che a loro volta animano la rete stessa. Si tratta di una sfida importante e difficile ma che può portare grandi soddisfazioni a livello di singola azienda ma soprattutto di sistema economico e produttivo nel suo complesso.